mercoledì 17 novembre 2010

Un senso di felicità - Riflessione notturna




è notte fonda, come spesso accade ho difficoltà a considerare conclusa la giornata e anche se domani ( che poi è oggi, ma semplicemente fra qualche ora) dovrò tirarmi giù dal letto ad un orario ,diciamo decente, per un comune lavoratore, mi trovo qui ad osservare il bianco delle pareti che confinano questa stanza e non faccio altro che pensare.
La mia attitudine riflessiva è come sempre vispa e in questo flusso di pensieri, mi lascio trasportare oramai senza opporre alcuna resistenza.
Si sa che non ha molto senso riflettere tanto, se poi non si giunge alla formulazione di domande che in qualche modo servono per trovare il famosissimo bandolo della matassa, sempre che questo ambìto sogno di comprensione universale, sia qualcosa di reale e non piuttosto un bisogno, esso stesso creato per poter avere una motivazione che ci spinga a dare fiato ai polmoni ed a mettere in successione un passo dopo l'atro.
Fuori è piovuto intensamente, ma per poco tempo; la strada è bagnata e c'è un leggero vento che soffia sulle decorazioni luminose natalizie a testimonianza che l'anno si avvia verso la conclusione e almeno per il calendario convenzionale , ancora un mese e pochi giorni e il duemila dieci va in archivio con tutte le sue ambizioni tradite e con i successi registrati.
La conclusione di un ciclo è l'occasione propizia per fare un bilancio, tirare le somme; ed ecco che prendono forma le domande e fra tutte una che mi sembra la madre di tutte quante....


Ti senti felice?


Nel momento in cui la formulo nella mia mente, istintivamente, ho la sensazione che si tratta di una domanda fuori  tempo.
Mi spiego meglio....
La mia sensazione è che la felicità venga oggi percepita come un lusso;come qualcosa cui è presuntuoso ambire, poichè ci sono altre dinamiche, altre preoccupazioni così fitte e denigranti che rendono la felicità come una specie di meta non solo irraggiungibile, quanto piuttosto poco opportuna.
Chiariamoci subito , io non credo che sia così, perchè  tra le pochissime certezze che ho adesso, una di esse è che la vita a disposizione di ognuno di noi  è unica e sola, il che di per se, rende legittimo ogni sforzo , ogni tentativo per raggiungere questo status definito FELICITA'.
La questione è che  ai nostri tempi molte cose come è naturale che sia sono cambiate e in questo cambiamento sembra che ricercare la felicità sia diventato un atteggiamento deplorevole, egoista e perchè no, anche un pizzico bastardo;come se raggiungere la propria serenità comportasse il sottrarre la serenità di qualcun'altro.
Non credo sia così. di certo se parliamo di ricchezza e nello specifico di quella materiale,allora, può essere ,anzi accade molto spesso che per poter accumulare da una parte si debba sottrarre dall'altra; ma questo è un aspetto deviato del concetto di ricchezza.
La ricchezza, per come la vedo io, è una condizione dell'animo e si raggiunge solo dopo aver attraversato veri, profondi e dolorosi confronti con la vita.
Come si fa a sapere che una cosa ha un determinato valore se prima non si è provato sulla propria pelle il senso della privazione di quella determianta cosa...? se poi tale privazione è la percezione della vita stessa....quanto valore possiamo dare al ritrovamento di un senso che rende saporito il quotidiano ed il rapporto con il mondo?
Si parla di valore perchè solo così è possibile misurare la crescita individuale e quando questo valore verte sul bene più prezioso, appunto la vita, allora poterne disporre e riuscire a farlo consapevolmente, è l'unica vera ricchezza che riconosco.
Solo che oggi tutto questo è diventato secondario e la ricchezza è diventata più importante della coscienza e della conoscenza, il che rende tutto molto più confuso.
Certo un senso logico lo ha, se si pensa che il concetto di ricchezza deviata coincide con il concetto di potere incondizionato e se si riscontra un costante tentativo del più forte di prevaricare sul  più debole.
Detto in altre parole e riprendendo la valutazione che questo tipo di ricchezza non si genera ma si sposta, è chiaro che c'è da un lato un interesse a dominare e dall'altro un tentativo di sopravvivere a tale invisibile aggressione.
Il tempo passa e il divario aumenta, il potere si ingigantisce e le speranze sono messe sotto scacco dalle prepotenze.
La mia sensazione è che dietro a questa lotta [peraltro eterna] tra forti e deboli si sia consolidata l'idea che oggi ciò che conta relamente è sopravivvere e in questo contesto non c'è spazio, nè tempo per cercare di raggiungere la felicità.
Mi domando...... che ruolo giocano le nuove tecnologie in questo conflitto? e sopratutto mi domando se non sia presuntuoso da parte del genere umano conotemporaneo  ritenere che siamoormai giunti al capolinea.
Il fatto è che sembra tutto in costante declino e la tanto studiata e riconosciuta evoluzione della specie è come se avesse lasciato  oramai per sempre il posto all'involuzione.....
... ma avete mai visto  un fiume, nel quale l'acqua dopo milioni di anni improvvisamente comincia a fluire nella direzione opposta?
E' mai accaduto che un oggetto lanciato dal quarto piano sia caduto al sesto?
Quello che voglio dire è che le leggi della nataura sono rimaste immutate nei secoli, perchè l'evoluzione dovrebbe seguire un percorso diverso?
Sicuramente da un punto di vista economico il Mondo non è mai stato debole come in questi anni, ma è altrettanto indubbio che il genere umano è sempre andato avanti ed io credo che lo continuerà a fare.
Sicuramente l'uomo si è lasciato "drogare" troppo dal consumismo, dal denaro e dal potere e sicuramente la violenza continua a seminare vittime con somma crudeltà, eppure, la vita considerata nella sua essenza va avanti...
Non voglio minimizzare le problematiche attuali e non voglio sembrare un sempliciotto della scuola romana del "Volemose bene" però al tempo stesso non  voglio neanche essere schiacciato dalle mie paure e tanto meno dalle paure degli altri.
Esistono risorse e capacità che non sappiamo di avere e nei momenti in cui tutto è buio e smarrimento, mettiamo in discussione tutto, anche il calore del fuoco, ma poi la vita va avanti e troviamo il coraggio e la forza per non rimanere per terra stesi dalle avversità.
Questo ,credo, che sia applicabile anche alle grandi catastrofi nazionali ed internazionali.
Penso, dovremmo solo parlare di più tra di noi, tra esseri umani condividere le gioie ed i dolori in questo modo si diventa più forti si è meglio in grado di ascoltare chi ti sta vicino e si riprende contatto con la realtà.
Io credo che abbiamo concesso troppo spazio a tutti quegli strumenti, dalla televisione alle console dei video giochi i quali hanno indebolito la capacità di razionalizzare gli eventi e quindi è molto  più semplice adesso cadere nel panico al primo segnale di catastrofe annunciata o pandemia pendente.
Non dico che non si debbano usare queste tecnologie, ma sostengo che lo si debba fare mantenendo un contatto stretto con la realtà e questo può avvenire attraverso la lettura, l'informazione ( essere informati sui "fatti") e la condivisione.
Voglio aggiungere un'ultima cosa prima di andare a dormire (visto che l'orologio ora segna le 5 e 30) un pensiero semplice e per certi versi già sentito un pò ovunque.... l'Ascoltare.
 Leggere-Informarsi- Condividere, non ha molto senso se poi quando ci relazioniamo con gli altri non ci mettiamo in una condizione di ascolto; è l'ascolto delle altre persone, che  rende il contatto con la relatà meritevole di essere vissuto altrimenti si creano individuali percorsi sterili e virtuosi egoismi che contribuiscono solo a farci sentire più soli.
Allora,  quanto grande e quanto intensa è la ricchezza che viene dal riconoscere gli altri ed essere in grado di crescere insieme?
a che serve possedere palazzi,ville e auto di lusso quando la felicità dipende solo da questo status di proprietà materiale? e ancora quanto felice e sereno vive, chi ha paura di perdere questo tipo di ricchezza?
[sempre domandando.....]perchè la ricchezza emotiva una volta acquisita non si può più perdere? e vivere senza paura di perdere qualcosa non è forse meglio che vivere con l'ansia di perdere tutto?
Sono questioni e domande che restano in piedi da migliaia di anni ed il fatto che siano ancora attuali a me fa ritenere che questa epoca storica che stiamo vivendo, così come le altre passate, è destinata a transitare e l'essere umano, per quello che sappiamo, sarà ancora qui a lottare per il cibo, per il bere e cercando sempre , fuori da questi conflitti antropologici essenziali, un proprio senso di libertà, di serenità, di felicità.

lunedì 15 novembre 2010

Tempesta di pensieri






Una tempesta di pensieri
tutti  
dentro la mia testa
molti 
negativi e di acuta angoscia
isolano la mia vita
almeno questa sera.
Analizzo la Storia
vivo il presente (e)
ipotizzo il futuro
mentre faccio 
tutto questo
mi domando
nel silenzio
in quale modo esprimo
tale disagio?
cosa sto facendo...
porto avanti un progetto
o ci sto girando intorno?
mi lascio stordire
da queste ansie
molteplici le forme
della solita paura
quella
di non trovare
ciò che cerco
alla fine della strada
l'unica strada 
che ho deciso 
di esplorare.
Mi toglie l'aria
l'immagine del vuoto
di un buio immenso
del ghiaccio 
tra le vene
mi paralizza
questa visione
mi tiene ancorato
al vizio e all'indecenza
di giocare
senza fiducia
ed è per questo
che si perde
a volte il coraggio
altre volte
tutto quanto